Berlinguer ti voglio bot

Questa è la storia di come il bot di Enrico Berlinguer (detto BB) vinse le elezioni del 2025 e divenne il primo automa Presidente del Consiglio dei Ministri d’Italia. È una storia che nessuno, probabilmente, vi ha raccontato nei dettagli: prima di arrivare al punto fatidico, tuttavia, è necessario procedere con ordine.

Prologo: prima di BB

Forse non tutti sanno che il primo concepimento del BerlinguerBot avvenne su due pagine Facebook: ItaliaGuerraBot2020 e Berlinguer Blasta la Gente. La prima era una pagina che ebbe un grande successo agli inizi del 2019 e simulava una guerra tra le province italiane. Il gioco non si svolgeva con il classico metodo del coinvolgimento degli utenti, in cui i sostenitori erano chiamati a mettere like per far vincere la propria provincia preferita. No, era gestito da un bot, da un programma automatico scritto da un gruppo di studenti di informatica per far accadere determinate “conquiste” tra le province in maniera automatica, secondo il set di regole e probabilità date all’inizio, affinché nessuno potesse mettere in dubbio la validità della scelta. Un bot è meglio di un arbitro di calcio o di un giudice: è incorruttibile, è un’autorità che si può rispettare in un epoca di crisi di tutte le forme di autorità classiche.

La seconda pagina Facebook era invece stata creata da un gruppo di studenti di sinistra della facoltà di scienze politiche, ed era una pagina satirica creata sull’onda del meccanismo del “blasting”, in cui personalità famose del mondo del giornalismo o dello spettacolo si mettevano a umiliare gli utenti più stupidi del web. Anche questa ebbe un incredibile successo agli inizi del 2020, nel pieno della più profonda crisi della sinistra italiana, grazie al gruppo di admin che creava costantemente contenuti interessanti. Il loro piano editoriale era semplice: cosa direbbe oggi Berlinguer se fosse ancora vivo? Attraverso la ricerca storica e l’analisi della politica attuale, con un registro ironico e un linguaggio tagliente, sfornavano meme a ripetizione sull’attualità che ritraevano Berlinguer accanto a frasi che blastavano i politici avversari o gli elettori di destra, volti principalmente a suscitare le risate dei tanti follower su Facebook.

Dopo un paio di mesi, complice il grande successo della pagina, gli admin di ItaliaGuerraBot2020 contattarono gli admin di Berlinguer Blasta la Gente per una collaborazione.
“Ok, è tutto molto divertente – dissero – ma quanto sarebbe più divertente se Berlinguer fosse un bot? Se non fosse soltanto la scusa per dei meme ma fosse anche in grado di rispondere alle domande degli utenti?”
La procedura era abbastanza semplice, per gli studenti di informatica che avevano lavorato ai primi bot. Si trattava di scrivere una sorta di intelligenza artificiale, simile a quelle alla base degli assistenti vocali come Alexa o Siri, modellata sulle dichiarazioni di Berlinguer rese alla stampa nel corso della sua vita, con un set di regole definite a cui attingere per costruire frasi semplici o per poter rispondere alle domande degli utenti con citazioni casuali. Era un bot molto grezzo, ma divertente: ogni volta che diceva “Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia” agli elettori di destra che venivano a insultarlo nella pagina Facebook, scatenava l’ilarità generale dei suoi follower.

La situazione politica dei primi anni ’20

Fino a qui abbiamo parlato di un bot che animava una pagina satirica senza troppe pretese, e lì sarebbe rimasto confinato per qualche altro mese, in attesa che la moda passasse, se non si fosse inserito in un contesto politico molto particolare. Le elezioni europee del 2019 andarono come da copione: la Lega si impose con un perentorio 38%, Salvini era il leader assoluto e il più influente politico italiano. Il PD e il M5S veleggiavano su un poco rassicurante 20% ciascuno, deboli antagonisti alla macchina da guerra elettorale messa in piedi dalla Lega. La destra da sola sfiorava il 50% dei voti, quindi Salvini ne approfittò per far cadere il governo gialloverde, addossando agli alleati del Movimento 5 Stelle tutte le responsabilità della recessione economica che l’Italia stava vivendo.

Le elezioni politiche del 2020 sancirono la completa vittoria della coalizione di destra, capeggiata da un Salvini sempre più leader, con la conquista anche di storiche regioni rosse come la Toscana, l’Umbria e l’Emilia Romagna. Il PD e il M5S erano scesi al 17% e i loro leader bruciati (Da Di Maio a Zingaretti, da Di Battista a Renzi). Come accade spesso in politica, soprattutto in un gioco a tre, i due antagonisti al Governo Salvini furono costretti a trovare un terreno comune in cui incontrarsi. Nonostante la violenta ostilità degli anni del Governo Renzi, ormai il nemico era rappresentato per entrambi da una destra sempre più estrema e da un Salvini sempre più amato dal popolo italiano.

Ciò che rimaneva del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle confluì in un unico grande partito di sinistra, a metà del 2021: i Democratici a 5 Stelle (D5S). Il congresso fondativo fu un momento drammatico in cui gli oppositori di entrambi gli schieramenti, capeggiati da una parte da Matteo Renzi e dall’altra da Paola Taverna, uscirono dal nuovo soggetto politico per formare due piccoli partiti minori. I D5S tuttavia potevano contare su un bacino di partenza di circa il 30% dei voti, secondo i sondaggi, e avevano tutte le carte in regola per cominciare una seria campagna di opposizione al governo. Tuttavia, non c’era un leader capace di tenere conto delle tante anime interne e di rivaleggiare con il carisma di Salvini.

I progressi tecnologici e la nascita di BB

La tecnologia delle intelligenze artificiali aveva fatto passi da gigante agli inizi degli anni ’20. Da una parte c’erano gli algoritmi dei social network, capaci di filtrare le informazioni e i contenuti sulla base dei comportamenti degli utenti e dei loro desideri; dall’altra c’erano gli assistenti vocali che apprendevano il linguaggio degli interlocutori e diventavano sempre più capaci di simulare una vera conversazione. Infine, i video deepfake, capaci di manipolare le immagini in movimento attraverso l’intelligenza artificiale, erano in grado di costruire video apparentemente verosimili anche attraverso le immagini d’archivio di persone ormai morte.

Grazie a queste innovazioni tecnologiche, i tempi erano ormai maturi: nel mese di dicembre 2021 gli admin di ItaliaGuerraBot2020 e di Berlinguer Blasta la Gente si presentarono alla segreteria nazionale dei Democratici a 5 Stelle con un’idea tanto semplice quanto folle.

“A voi manca il leader – dissero – ma noi possiamo darvelo.”
“Chi è? – rispose il segretario Roberto Fico – Fatecelo conoscere.”
“Non possiamo. Dobbiamo ancora scriverlo.”

I ragazzi presentarono il loro bot, che fino a quel momento era servito per creare meme su Facebook, e mostrarono tutti i cambiamenti necessari per renderlo un vero e proprio robot capace di guidare il partito e correre per le elezioni politiche del 2025.

Enrico Berlinguer era l’ultimo grande leader popolare di sinistra che faceva parte dell’immaginario collettivo dei D5S. Era morto prima di poter rovinare la sua reputazione, per certi versi; era apprezzato anche da chi non l’aveva mai conosciuto, da tutta la generazione Y e Z che si definiva di sinistra. Era circondato da un’aura mistica e mitica, tanto da renderlo il leader perfetto per quell’area politica. Aveva un solo problema: era morto da quasi quarant’anni.

Ma i ragazzi avevano la soluzione: il Berlinguer Bot, detto anche BB.

La scrittura di un leader di partito

Un bot non si costruisce: un bot si scrive, come ogni programma informatico. Il progetto che venne approvato nella notte di Natale 2021 dalla segreteria dei Democratici a 5 Stelle era un atto al tempo stesso sacro e blasfemo: era la creazione di un leader di partito che esisteva e non esisteva. BB, il Berlinguer Bot, venne affidato agli admin delle pagine Facebook sopra citati, con l’aiuto di tutta la potenza di calcolo dei server della Casaleggio Associati, per due anni di intenso lavoro realizzato in gran segreto. Quando venne pubblicato, a ottobre 2023, fu un successo.

BB era un’intelligenza artificiale con la voce modellata sulle registrazioni del vero Enrico Berlinguer. Ragionava attraverso tre diverse tipologie di input: la prima era un database di dichiarazioni di Berlinguer, libri e documenti sul PCI dell’epoca, verbali di partito e trattati di scienza politica; la seconda era un algoritmo che monitorava, ascoltava e analizzava la conversazione sui social network su determinati argomenti di attualità e di politica; la terza era il gruppo di lavoro formato da persone reali e accuratamente predisposto dai D5S con una redazione di circa un centinaio di esperti di politica, amministrazione, comunicazione e marketing. Lo scopo di questi ultimi era quello di controllare i primi due input, ridurre gli errori dell’intelligenza artificiale e fornirne spunti precisi e puntuali sulle tematiche di interesse pubbliche e le relative risposte. Insomma, BB era l’attualizzazione dell’ideologia di un leader storico unita all’intelligenza collettiva di una segreteria di partito.

Dopo il ragionamento, BB comunicava. E lo faceva in maniera rapida, coerente ed efficace. Aveva un proprio profilo su tutti i social network, delle caselle di posta per interagire con i media e gli uffici stampa, tutte la potenza di fuoco messa in campo dalle risorse dei Democratici a 5 Stelle.

Salvini andava a vedere una partita di calcio? BB postava subito su Facebook un meme di Berlinguer con una frase ironica che metteva in luce quanto poca voglia di lavorare avesse il premier.

Gli operai di un’azienda in crisi scioperavano? BB inviava subito un podcast alle stazioni radio con una dichiarazione vocale sui diritti dei lavoratori, imitando alla perfezione la voce e il linguaggio attualizzato di Berlinguer.

Un ministro veniva indagato per corruzione? BB inviava subito un videomessaggio ai telegiornali sulla questione morale, e nessuno era capace di distinguere la realtà dai deepfake.

La gente mostrava interesse per l’ultima edizione di Paperissima Sprint? BB ascoltava la conversazione online e interveniva sugli hashtag di twitter con i suoi commenti divertenti.

Anche se il progetto era stato realizzato in segreto, una volta pubblicato non c’era nessun motivo per tenere nascosta la vera identità di BB. Non c’era bisogno di fingere: BerlinguerBot era un robot, un’intelligenza artificiale controllata da una redazione interna ai D5S, e tutti lo sapevano. Il vero Berlinguer era morto, ma tutti gli volevano bene: il bot non era un affronto alla sua memoria, bensì il modo migliore per onorarla.

E non c’era neppure bisogno di limitare le sue apparizioni ai social network o ai mezzi di comunicazione: BB aveva anche un supporto fisico per intervenire realmente ai comizi o alle assemblee pubbliche. Un apposito automa controllato da remoto, con un visore su cui veniva proiettato il video deepfake del volto di Berlinguer. Per renderlo ancora più popolare, il robot venne modellato sulle fattezze del famoso androide C3PO della serie “Star Wars”, con la tipica corazza dorata e il simpatico incedere.

Il successo del Berlinguer Bot

Nessuno aveva realmente creduto, all’inizio, che una follia del genere potesse realmente funzionare. La politica era ormai il regno del personalismo più bieco, con leader costretti a rinunciare a qualsiasi momento della loro vita personale e adorati alla stregua di un culto.

“Come potrebbe funzionare un bot, che non è nemmeno una persona vera?” si chiedevano gli opinionisti nei salotti televisivi.
“Forse non sarà una persona – rispondevano i creatori – ma è una personalità politica come tutti gli altri. È un leader che può rappresentare un popolo.”

E funzionò, infatti. Casaleggio aveva messo la potenza di calcolo, la vecchia organizzazione del PD aveva messo decenni di archivi politici e amministrativi. Il gruppo di lavoro operava instancabilmente assieme all’intelligenza artificiale, e le sue capacità complessive erano quindi irrimediabilmente maggiori di qualsiasi altra persona singola, anche di un leader carismatico e sostenuto da uno staff esperto come Matteo Salvini.

BB aveva una presenza online costante: non dormiva mai, partecipava contemporaneamente a decine di discussioni, rilasciava in tempi rapidissimi decine di interviste su diversi canali e mezzi di comunicazione. Raggiungeva i pubblici più disparati e poteva differenziare il messaggio a seconda del mezzo e degli ascoltatori, con una velocità e un’accuratezza che un’essere umano non avrebbe mai potuto pareggiare. E non sbagliava mai: quando veniva commesso un errore, il colpevole era in realtà un membro dello staff, che veniva allontanato e sostituito.

L’idea che il leader del più grande partito di sinistra fosse un bot poteva apparire stravagante, all’inizio, ma al contempo anche attraente per la sua folle novità. D’altronde la stragrande maggioranza degli elettori non aveva mai incontrato di persona il proprio leader di partito, si limitava a leggere le sue dichiarazioni sui giornali, guardarlo in televisione, o guardarlo da lontano sul palco. Che fosse un bot o una persona vera, cambiava poco.

Per chi interagiva con BB attraverso i canali di comunicazione di massa, era come interagire con la resurrezione di Berlinguer. Per chi incontrava dal vivo la versione robot, l’impatto era sicuramente diverso, ma c’era sempre la consapevolezza di avere a che fare con il partito che lo sosteneva e non con una persona reale.

La campagna elettorale del 2025

E venne il tempo della campagna elettorale, la prima della storia italiana in cui il principale oppositore al governo fosse rappresentato da un bot. Le forze in campo erano chiare: la destra governava da cinque anni, forte di un successo duraturo, ma governare riduce sempre il consenso, e gli ultimi sondaggi del 2023 assestavano la coalizione al 35%. I Democratici a 5 Stelle prima del lancio di BB erano poco sotto il 29%, mentre gli altri partiti del panorama elettorale raggiungevano a stento la soglia di sbarramento. La grande percentuale degli indecisi e dei non votanti era il principale bacino d’utenza da cui poter pescare per ribaltare le sorti delle elezioni.

Tutto il 2024 fu catalizzato dal BerlinguerBot: dal momento della sua pubblicazione e dell’assunzione di responsabilità da parte dei D5S, fu chiaro a tutti che la campagna era iniziata, e nessuno aveva ancora i mezzi per analizzarla. Tra sospetto, entusiasmo, diffidenza o sorpresa, BB catalizzò l’attenzione pubblica per molti mesi e costrinse tutti a schierarsi da una parte o dall’altra.

I più ferventi sostenitori, fin dal principio, furono i gruppi accelerazionisti di sinistra, fanatici della piena automazione, per cui l’idea di un leader-robot era un sogno che diventava realtà. Vennero create decine di pagine di meme dedicate a BB che inondarono i social network e contribuirono ad aumentare la fama e la risonanza del bot.

Tutte le forze di opposizione al governo di destra si aggregarono a questa mossa dirompente: BB interveniva in continuazione su qualsiasi tema, monopolizzava il dibattito pubblico e catalizzava tutti gli elettori di sinistra verso un obiettivo comune. Era capace di catturare l’attenzione degli indecisi, intervenire sui loro temi di interesse e proporre soluzioni efficaci ai loro problemi grazie ai calcoli dell’intelligenza artificiale.

I mesi più caldi della campagna elettorale, all’inizio del 2025, fecero rischiare a Salvini un esaurimento nervoso. Inizialmente la destra aveva sottovalutato la minaccia, e il premier aveva scherzato su BB; ma quando i sondaggi iniziarono a mostrare un’inversione di tendenza, era ormai troppo tardi per intervenire.

Mentre Salvini viaggiava in treno o in areo da un comizio all’altro, BB interveniva in contemporanea a Torino, Palermo, Trento e Lecce. I suoi automi fisici vennero moltiplicati per l’occasione, in modo da partecipare nello stesso momento a eventi pubblici in diversi parti d’Italia, accompagnati dai rispettivi membri dello staff. Visitava un’azienda agricola a Verona, si riuniva coi sindacati a Roma, sosteneva un picchetto operaio a Cagliari e sventolava la bandiera del partito a Milano. Nello stesso momento, condivideva meme contro Salvini, pubblicava video sulle tematiche rilevanti per la sinistra, commentava l’ultima partita di calcio e partecipava alle blindrun degli ultimi videogiochi su Twitch.

La vetta più alta venne raggiunta durante le celebrazioni del 25 Aprile, in cui un anziano Roberto Benigni prese in braccio l’automa di BB tra le ovazioni della folla. I post su instagram di Matteo Salvini con il piatto del giorno non potevano reggere il confronto con un evento del genere.

Quando arrivarono i risultati elettorali del 2025, ormai, lo stupore era finito da un pezzo. La vittoria di BB era diventata realtà: la coalizione dei D5S si impose con oltre il 43%, raggiungendo la maggioranza alla camera e al senato, e si preparò a governare l’Italia.

Epilogo e dissolvenza in nero

Da quel momento sono passati quasi tre anni e siamo ormai abituati ad essere governati da un bot. La coalizione di sinistra controlla il Parlamento e il Consiglio dei Ministri ha raggiunto la massima operatività senza sacrificare le uscite pubbliche del premier e le necessità di comunicazione. Dal momento che BB non è umano, non ha potuto firmare personalmente la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri: essa viene assunta semestralmente da un membro dello staff dei D5S, in maniera puramente formale, ma il ruolo del leader è saldo in BerlinguerBot.

Nonostante le consuete divergenze di opinioni all’interno della maggioranza, tipiche della dialettica democratica, il governo in carica è riuscito a completare numerose riforme, tenendo conto delle analisi dell’intelligenza artificiale e delle richieste del popolo studiate dall’algoritmo di BB. Sono state anche risolte in maniera efficace alcune gravi crisi internazionali, come la guerra Cina-Giappone del ’27 e l’attentato di Zagabria del ’28, con le capacità diplomatiche di BB che hanno impedito il ripetersi di un’altra guerra dei Balcani.

Tutto sembra finito bene, quindi, per i Democratici a 5 Stelle, nei confronti di una destra che si è dimostrata incapace di uscire dalla crisi della sconfitta di Salvini del 2025 e trovare un’alternativa reale per le prossime elezioni del 2030. L’approvazione nei confronti di BB da parte del popolo italiano è ai massimi storici e per una volta anche le faide interne alla coalizione di sinistra sembrano essere cessate.

Ci sono tuttavia due elementi che preoccupano gli analisti politici e non fanno passare sonni tranquilli ai D5S. Il primo è accaduto alla fine del 2027, una notte in cui a guardia dei server della Casaleggio Associati c’era soltanto Massimo D’Alema; si dice che il codice sorgente di BB sia stato copiato e trafugato, e che se finisse nelle mani della destra potrebbe essere replicato per creare un bot avversario per la prossima tornata elettorale.

Il secondo e più preoccupante elemento è l’apparizione di un misterioso manifesto lungo le strade della capitale, senza firme né simboli. Un manifesto interamente nero, con al centro una frase:
“Lvi sta tornando…”

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