Gospel – Dietro le quinte della Sesta Vita

The Gospel accordng to All – Dietro le quinte della Sesta Vita

Nuovo capitolo di Gospel, nuovo appuntamento con il “Dietro le quinte”: commenti, riflessioni e tecniche narrative utilizzate nel corso dell’opera.

Vajont

La Storia e i disastri

La nostra storia è piena di disastri, e Gospel racconta una caccia eterna che è la nostra storia; quindi, non poteva esimersi dal raccontare alcuni disastri. Che siano naturali o causati dall’uomo, si tratta di punti focali di una linea di eventi, nodi di una rete. Come interagiscono Lui e Lei all’interno di questi disastri? Si concentrano sulla Fuga e sulla Caccia, oppure diventano protagonisti di questi tragici eventi? La Sesta Vita, ambientata durante il disastro del Vajont, risponde a questi interrogativi.

Una catastrofe di queste dimensioni, all’interno della Storia e delle Vite, non può essere soltanto una conta dei morti. Lei non stila la classifica dei decessi, Lui non causa disastri per rimanere in vita. Entrambi sono protagonisti e spettatori allo stesso tempo. Lui salta da una coscienza all’altra per sfuggire alla catastrofe, incurante delle conseguenze; Lei rinuncia all’inseguimento per donare la misericordia a quell’ammasso di corpi senza vita causato dal disastro. Diventa, quindi, una vittoria per Lui e una sconfitta per Lei, se osservata nell’ottica della Caccia. Ma Lei è la morte misericordiosa, non la cacciatrice integerrima: se lo inseguisse senza donare la misericordia ai morenti, la cattura risulterebbe vana e inutile, poiché diverrebbe come Lui.

Dentro la scena

Ho scelto di rappresentare le sensazioni visive, uditive e sonore del disastro del Vajont, senza impostare alcuna linea narrativa ben marcata da seguire. Si tratta infatti di una Vita molto breve, se paragonata alla Terza Vita dell’Ispettore Martini. Il lettore è subito catapultato dentro la scena e il punto di vista si sposta continuamente da Lui a Lei, per incrementare il ritmo della narrazione e la velocità dell’azione. Ho cercato di trasmettere il senso di ansia, disperazione e sgomento, senza eccedere con i particolari macabri e senza limitarmi a una visione dall’alto e poco partecipativa. L’intento, quindi, è stato quello di calare il lettore dentro la scena, seguendo la classica regola dello “Show, don’t tell” e restituire un pizzico di tragiche emozioni causate dal disastro del Vajont, punto focale della nostra storia recente e spesso trascurato.

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