Le ultime parole

“Ti diranno che diventerà più facile, dopo.
Che il tempo sistema le cose.
Tu non crederci”

Lei stava in piedi, fredda e immobile come le lapidi che la circondavano. Mi dava le spalle. I capelli corvini, raccolti in una lunga coda, scendevano fino ai fianchi.

Ripassavo nella testa le parole da dirle. Dovevo fare attenzione, scegliere bene i pensieri da trasformare in un discorso, spiegare che tutto diventava più difficile, con il tempo. Esserle di conforto, magari.

Avrei potuto ferirla con parole sbagliate, per via di ciò che c’era stato tra noi. Avrei potuto farle male, tanto male. È paradossale che si possa fare così male a qualcuno a cui si è voluto così bene. D’altronde, è più facile far soffrire chi si ama, perché si aspetta sempre qualcosa da noi.

“Ma il silenzio, il silenzio è la cosa peggiore.
Sarà il silenzio a farti soffrire.
Tu non ascoltarlo.”

Lei era stretta nell’abito nero, statuaria sulle scarpette coi tacchi. Forse non stava neppure piangendo. Chissà a cosa stava pensando. In passato si sarebbe limitata ad accendersi una sigaretta, poi si sarebbe allontanata. Mi avrebbe sussurrato qualche parola, solo per spezzare il silenzio.

Ma ora neppure si voltava e io centellinavo ogni parola nella mia testa. Un sinonimo, no, una figura retorica, forse è meglio. Il tono della voce, la lunghezza delle frasi, il tempo di risposta. Ogni errore poteva trasformarsi in una coltellata da aggiungere alle ferite già aperte nel suo cuore. Speravo fosse più facile, che bastasse seguire il proprio istinto.

“È l’istinto che ti lascia indietro, che sente prima di te.
Solo chi guida l’istinto è padrone delle sue azioni.
Tu non seguirlo.”

Lei guardava di fronte, forse neppure le lapidi. Il cielo era terso, il pomeriggio caldo. Troppo caldo, tanto da sentirsi sbagliati, fuori posto. In certe situazioni si dovrebbe sentire freddo, la pioggia lungo i capelli, il vento sulla pelle. E invece no, faceva così caldo che il corpo era sul punto di mettersi a sorridere.

Che cosa sarebbe rimasto, se avessi sbagliato le parole, non lo immaginavo neppure. Ma dovevo dire qualcosa, non potevo rimanere in silenzio. Anche se l’istinto premeva per farmi fuggire, avanzai verso di lei.

Mi fermai al suo fianco. Lei si stringeva le mani in grembo, guardando in avanti, la bocca cucita.

Delle parole che avevo in testa, non ne dissi neppure una.

“Ci vediamo presto.”

Lei rispose con tono indifferente, senza voltarsi.

“Sì.”

Faceva caldo, ma non lo sentivo.

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