Vaccini, anticorpi e Coronavirus: il 2021 sarà l’anno delle “quote”

La tirannia dell’attualità, spesso, ci distoglie l’attenzione dal futuro e riduce la nostra capacità di analisi e pianificazione. Gestire le emergenze nel quotidiano e rincorrere gli accadimenti equivale a mettere una pezza su un buco, con il rischio di ridurre l’efficacia e moltiplicare gli sforzi.

Eppure, anche in mezzo a questa pandemia da Coronavirus, ci sono già delle previsioni che possiamo fare per il 2021. Non sto parlando di profezie o di speranze, bensì della nostra capacità di progettare a medio e lungo termine sulle basi di dati che già possediamo e di prospettive più o meno probabili in cui ci troveremo. Come il Festival del Giornalismo di Perugia, che ha cancellato due edizioni con largo anticipo, rispetto alla maggioranza dei loro simili, perché gli organizzatori già prevedono che non ci saranno le condizioni per svolgere la manifestazione secondo le loro aspettative. Serve una grande capacità analitica per prendere una decisione come questa (al di là dell’opportunità di trovare un modo alternativo di svolgere l’evento, ma questo è un altro discorso), perché tutti noi preferiamo concentrarci su prospettive di breve termine. Pensiamo alle prossime due settimane, alla scadenza del prossimo DPCM, perché “non si sa mai, magari succede qualcosa, magari la situazione migliora, magari arriva il vaccino”. Mi dispiace, ma siamo ancora nella fase della negazione e chiudiamo gli occhi alla realtà. Smettiamo di parlare del Natale e pensiamo almeno alla primavera successiva.

Di una cosa, infatti, possiamo già essere certi: il 2021 sarà l’anno dei vaccini e dei tentativi di porre rimedio su vasta scala al Coronavirus. Quello che non sappiamo è quanto a lungo durerà questo processo. Ma, siccome per un antropologo le situazioni di cambiamento e di adattamento sono anche quelle più interessanti, eccoci qua ad analizzarle.

Il vaccino non sarà il talismano magico che risolverà di colpo la situazione e la fase di vaccinazione non sarà rapida come installare un antivirus nel proprio computer. Se saremo fortunati, avremo a disposizione uno o più vaccini, degli anticorpi da utilizzare come cura e protezione temporanea, altri possibili rimedi. Per quanto si possano velocizzare i tempi, ridurre i margini di attesa e investire risorse, sarà comunque un processo lungo. Ma non è la produzione dei vaccini a preoccuparmi, bensì la loro distribuzione: se saremo fortunati, ripeto, avremo alcuni mesi del 2021 per l’effettiva distribuzione alla popolazione. Come avverrà?

Per fare delle previsioni, a mio avviso non dobbiamo tenere a mente la distribuzione dei dispositivi sanitari della scorsa primavera, anche se dovesse entrare in azione l’esercito. Se pensiamo che i vaccini saranno distribuiti come le mascherine, con una rete capillare di negozi, associazioni, forze dell’ordine e rivenditori autorizzati, ci sbagliamo di grosso. Innanzitutto perché le mascherine potevano essere autoprodotte in grandi quantità, anche in maniera diffusa nei territori, mentre i vaccini partono dai grandi centri di produzione e dovranno essere trasportati negli angoli più disparati del Paese, a specifiche condizioni. Quello che dobbiamo guardare come esempio più simile a ciò che ci aspetta è la distribuzione dei test sierologici della scorsa primavera. Perché è in occasione della distribuzione dei vaccini e dei rimedi del 2021 che, a mio avviso, scopriremo le nostre quote e il nostro valore.

In epoca contadina, nel sistema della mezzadria, esisteva il meccanismo della divisione. Le famiglie allargate che abitavano nei poderi, erano a tutti gli effetti anche delle piccole aziende che dovevano adattarsi al podere e massimizzarne la produzione. Quando la famiglia diventava troppo grande, si poteva dividere in famiglie più piccole che andavano ad abitare in poderi più piccoli: in questi casi, durante la divisione del patrimonio, veniva assegnata a ogni persona una “quota” di valore per capire l’entità esatta della parte destinata a ogni famiglia. A ogni membro veniva attribuito un punteggio, che teneva conto del lavoro fornito alla famiglia e al podere, dell’età e del sesso: il maschio in età adulta otteneva un punteggio “pieno”, i bambini e gli anziani un punteggio minore, e così via. Sulla base dei punteggi ogni famiglia aveva diritto a una quota del patrimonio.

Nel 2021 anche noi ci troveremo di fronte a una situazione simile a quella della divisione della mezzadria. Pensiamo ai test sierologici, distribuiti inizialmente al personale sanitario e alle forze dell’ordine, successivamente ad altre categorie di lavoratori, con un canale pubblico e uno privato. Pensiamo all’apertura e alla chiusura di attività e servizi durante la fase 2, e sulla base di questo proviamo a prevedere che cosa accadrà in futuro.

Innanzitutto, il vaccino non sarà obbligatorio (se non per specifiche categorie di lavoratori, come il settore sanitario) e il movimento anti-vaccini non si indebolirà, anzi si rafforzerà (di questo ne parleremo poi, promesso). Il vaccino non potrà essere distribuito a tutti nello stesso momento, quindi si partirà da chi avrà il “punteggio pieno”, secondo le quote di cui sopra. Si partirà dal personale sanitario e dalle forze dell’ordine, che avranno la massima priorità. E poi ci sarà il doppio binario del settore pubblico e del settore privato (se il tuo punteggio è basso, ma paghi tanto, salti la fila). Il servizio pubblico partirà da alcune categorie, dando un punteggio più alto ai lavoratori dei settori più essenziali. Ci saranno trattative lunghissime con le parti sociali, per capire chi avrà la forza di spuntare un punteggio più alto (o più basso, se vorrà più ristori economici in cambio di un posto più indietro nella fila). Ci saranno mesi interminabili di rabbia e accuse: perché nel lockdown di Pasqua 2020 eravamo tutti uniti contro il nemico comune (l’evento scatenante dell’apocalisse), ma durante la vaccinazione 2021 saremo tutti contro tutti (lo scenario post-apocalittico).

Nel frattempo, il virus continuerà a circolare. La distribuzione dei primi vaccini non interromperà la necessità di chiusure alternate e di limitazioni agli spostamenti. Mascherine, distanziamento e attenzione all’igiene rimarranno lo standard almeno fino al 2022. Nei settori principali di lavoro, vaccinati nei primi mesi, il virus circolerà meno e la situazione diventerà più gestibile; ma in quelli meno essenziali, ci sarà da aspettare di più. Gli anziani e le persone a rischio non verranno vaccinate per prime: l’economia non può aspettare dei tempi così lunghi per mettere dei soggetti improduttivi in cima alla fila (qualcuno che ha accusato Toti, vedrete, tra un anno lo parafraserà).

Cerchiamo di auto-analizzarci. Che punteggio abbiamo? Qual è il nostro valore nelle quote in cui si divide la società? Tutti siamo importanti allo stesso modo, in teoria. Ma qualcuno potrà – e dovrà – aspettare più degli altri a ripartire, come i bambini nella divisione della mezzadria dovevano aspettare l’età adulta per ottenere un punteggio pieno.

Pensiamoci fin da ora, così da non arrivare impreparati. Un medico avrà un punteggio pari a uno, gli altri più basso. Quando scopriremo il valore della nostra “quota”, scopriremo che uno non vale uno.

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